lunedì 10 ottobre 2011

LA CERAMICA PRODOTTA A MONTELUPO FIORENTINO


Montelupo Fiorentino è un comune in provincia di Firenze, situato alla confluenza del fiume Pesa e Arno. Nato da un piccolo castello e da un borgo, è edificato alle porte della città di Firenze. Acquisisce importanza a seguito della produzione della maiolica, destinata sia alle esigenze dei cittadini fiorentini che all'esportazione. Sono documentati ritrovamenti di ceramica monte lupina in America Centrale, a seguito dei primi insediamenti di europei nel luogo, Filippine e Scozia.


I primi manufatti conosciuti risalgono alla fine del duecento, ma già nel XIV e XV secolo, la produzione ceramica era molto consistente, per diventare, nel rinascimento uno dei centri di produzione ceramica più attivi. 

Risale alla metà del quattrocento, l'apertura, da parte di maestranze monte lupine, di fornaci nella vicina città di Firenze, fornendo un importante contributo allo sviluppo della ceramica quattrocentesca nella città medicea.

Sempre in questo periodo, artisti ceramici impiegati nelle numerose fabbriche di Montelupo Fiorentino, andarono a lavorare a Faenza, Cafaggiolo e si spinsero fino a Caltagirone, permettendo in quei luoghi la nascita di una tradizione ceramica. 

La produzione ceramica del cinquecento e del seicento è caratterizzata dalla realizzazione di manufatti ceramici ad uso farmaceutico, come quella per le farmacie fiorentine dei domenicani di San Marco e di Santa Maria Novella.  


Il versatore, anche chiamato: brocchetta o orciolo, è una maiolica ad uso farmaceutico, si caratterizza dal corpo di forma ovoidale e dal pippolo, un beccuccio a tubetto.


Versatore P e versatore PA prodotti a MonteLupo Fiorentino nel XVI secolo. Questa maiolica ad uso farmaceutico, si caratterizza dal corpo di forma ovoidale e dal pippolo, un beccuccio a tubetto.




Versatore P con decoro a foglia di vite
Altezza 24,5 cm
Diametro della base 8,9 cm
Diametro della bocca 7,7 cm
Cartiglio anepigrafo
Nella parte del corpo sottostante alla base dell’ansa, in color blu, è tracciata la lettera P

Il motivo decorativo che ricopre la maggior parte della superficie è realizzata con foglie bipartite di vite, fiori, frutti e viticci, tutti dipinti in color blu.

Versatore PA con decoro a palmetta persiana
Altezza 24,5 cm
Diametro base 8,1 cm
Diametro bocca 7,4 cm
Cartiglio anepigrafo
Nella parte del corpo sottostante alla base dell’ansa, in color blu, è tracciata la lettera PA

Il motivo decorativo è stato definito dal Ballardini “ palmetta e rosetta persiana “, un fiore a forma di grappolo, composto da otto petali appuntiti che si ripete sulla superficie decorata. Questo decoro si diffonde nella maiolica italiana, nella seconda metà del XV secolo, trovando ampia eco in Romagna, Toscana e Umbria. Per il Liverani, questo decoro raffigura un turgido frutto a pigna veduto sia in sezione orizzontale che verticale, con delle varianti che lo ravvicinano, a volte, al fiore del cardo. Il decoro è di ispirazione medio orientale, i prototipi si riscontrano, a partire dal XIII secolo, su ceramiche, stoffe e tappeti persiani. In questo versatore possiamo riscontrare la tipica versione realizzata a Montelupo, il Berti nel suo libro intitolato “ la maiolica di Montelupo Secoli XIV –XVII, edito nel 1986, ritiene che esemplari con questo decoro non possano essere datati prima degli inizi del XVI secolo. Questo elemento decorativo fu tra i più apprezzati dai vasai monte lupini, che lo utilizzarono per tutto il secolo, sia pure con variazioni nell’esecuzione e nei colori, uscì dall’uso solo agi inizi del seicento.






Nel XVII e XVIII secolo vede l'affermazione di una nuova tipologia chiamata gli "arlecchini",  alludendo alla eccezionale ricchezza cromatica della decorazione, e meno frequentemente "mostacci" o "bambocciate". Queste ceramiche sono dei piatti dove i colori usati, vivacissimi e tipici di questa tavolozza ceramica di questa località, sono: il giallo antimonio, il giallo arancio ottenuto con la "ferraccia", antico nome usato per definire la ruggine del ferro, i verdi ramina, i bruno-viola ottenuti dal manganese e l'azzurro derivante dal cobalto. Gli altri due nomi, "mostacci" o "bambocciate", alludono al soggetto: gentiluomini, paggi, bravi, raffigurati con corsetti a righe, pantaloni rigonfi, baffi e da qui il termine "mostacci", cappelli piumati, armati di spade, alabarde e moschetti. Qualche volta a cavallo, altre volte immersi in scorci di paesaggio, ma sempre dipinti con intento caricaturale, i personaggi più raffigurati, e temuti, furono i soldati Lanzichenecchi, al soldo di Carlo V.


Piatto realizzato a Montelupo Fiorentino nel XVII appartenente alla tipologia chiamata degli "arlecchini",  "mostacci" o "bambocciate". Il soggetto è un bravo, rappresentato con corsetto e pantaloni rigonfi a righe, baffi e moschetto.




Queste ed altre ceramiche sono in vendita presso lo spazio espositivo del sito www.maremagnum.eu





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